Cane da salvataggio da operare, lo Stato può pagare?

Chiunque abbia un cane sa quanto sia difficile vederlo star male, e quanto sia costoso curarlo quando necessita di cure veterinarie. Da tempo c’è chi si batte per ottenere assistenza veterinaria pubblica, almeno per le fasce più povere della cittadinanza, proposte che per ora rimangono utopie. Recentemente, però, il caso di un cane da salvataggio ha fatto molto discutere quando il suo conduttore – un vigile del fuoco – ha dovuto trovare ben 8mila euro per farlo curare. Il sindacato dei vigili del fuoco è allora intervenuto chiedendo allo Stato di anticipare le spese veterinarie da sostenere, senza però ottenere il successo sperato.

Il caso del cane pompiere

Ciascun proprietario, nel momento in cui accoglie in casa un animale domestico, deve tenere in conto che nel caso in cui stesse male dovrà sostenere le spese mediche veterinarie, spesso dall’ingente valore. Lo sa bene il conduttore del cane-pompiere Tyson, operativo nei Vigili del Fuoco di Veneto e Trentino, che a causa del malore del suo cane ha dovuto spendere ben 8mila euro, per evitare l’abbattimento dell’animale.

Della questione si è fatto carico il Conapo, il sindacato autonomo dei Pompieri, che ha denunciato come, nonostante si tratti di cani da soccorso, non sia lo Stato ad occuparsi delle spese da sostenere nel momento in cui si ammalano. Un vero paradosso: animali a disposizione del servizio pubblico, utilizzati per salvare delle vite che, però, se si ammalano possono contare solo sulle finanze di chi li tiene in casa.

Il sindacato in una nota specifica che la cifra per le cure verrà rimborsata solo in parte (circa la metà) perché la polizza assicurativa stipulata dal Dipartimento dei Vigili del Fuoco sembra non ricoprire tutte le prestazioni sanitarie necessarie per la cura dell’animale. «Se ciò fosse confermato – sostiene il Conapo – ci troveremmo davvero davanti ad una incredibile assurdità. Parliamo di cani da soccorso, è una vergogna di Stato».

Perché dovrebbe intervenire lo Stato?

Secondo la ricostruzione fornita dal sindacato l’intervento dello Stato per sostenere le spese dovrebbe essere necessario in quanto il grave problema di salute riscontrato in Tyson sarebbe verosimilmente conseguente a un intervento di soccorso tecnico urgente che l’animale avrebbe sostenuto in qualità di cane da soccorso.

La questione, su segnalazione del sindacato, è giunta fino ai vertici del Dipartimento dei Vigili del fuoco per ottenere chiarimenti sulla situazione, oltreché un tempestivo intervento di sostegno economico. Nel frattempo, il conduttore di Tyson, non potendo sostenere da solo le spese richieste, ha dovuto aprire una raccolta fondi online chiedendo aiuto per le spese veterinarie, raccogliendo alcune migliaia di euro.

Una proposta che comunque non risolve il problema di fondo: è corretto che, per i cani da soccorso che si occupano di salvare vite, siano i conduttori a dover pagare nel caso in cui stiano male dopo un intervento di soccorso?

Purtroppo, ancora una volta si torna a parlare di animali come fossero una cosa, in questo caso uno strumento di salvataggio, non riconoscendoli come esseri senzienti che meritano cure e attenzioni.

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