Costretto a risarcire la ex per averle “rubato” il cane

“Portare via” il fedele quadrupede a chi ne è affettivamente molto legato è un danno che, se riconosciuto dai giudici, deve essere risarcito come grave danno alla salute. A stabilire questo importante e innovativo principio è la Corte di Cassazione che in una recente sentenza ha stabilito una condanna pecuniaria per risarcimento dei danni in capo all’ex partner della ricorrente, la quale si era vista violentemente e improvvisamente sottratto il proprio cane dall’ex marito.

È un vero incubo, infatti, per chi ama gli animali, trovarsi da un giorno all’altro senza il proprio fedele amico solamente perché, dopo un violento litigio, qualcuno sbattendo la porta di casa, se lo porta con sé.  

“Ruba” il cane alla ex

Che spesso i matrimoni finiscano nei modi peggiori non è certo un segreto, né tantomeno una rarità (parola di avvocato di famiglia!): capita frequentemente che in sede di separazione e divorzio i coniugi vadano avanti a dispetti, ripicche e ultimatum che hanno il solo scopo di far soffrire o mettere in difficoltà l’ex partner.

Questa volta, però, un uomo si è visto costretto a risarcire l’ex moglie per un “dispetto” andato decisamente oltre. Nello specifico, durante la separazione, quando aveva deciso di andarsene definitivamente di casa, l’uomo aveva preso di peso il cane di famiglia portandolo con sé e impedendo alla donna di poterlo rivedere. Una privazione che aveva straziato l’ex moglie, tanto da farle patire gravi sofferenze e da spingerla a rivolgersi a un giudice chiedendo che il processo per il possesso dell’animale fosse fatto in tempo record, per consentirle di rivedere l’animale.

E così la giustizia italiana ha messo l’acceleratore e il caso è approdato dinnanzi alla Suprema Corte, che non ha lasciato dubbi in merito alla gravita dell’azione commessa dall’uomo (coinvolto anche in una causa penale per lesioni contro l’ex moglie).

Per la Cassazione portare via il cane è un atto grave

I giudici di legittimità hanno riconosciuto la proprietà dell’animale in capo dalla donna (non essendo stato in grado il marito di dimostrare la co-proprietà), la quale è riuscita così a riabbracciare il proprio cane dopo tanto tempo. Ma, oltre all’individuazione della legittima proprietà, la Cassazione ha anche disposto un risarcimento per il danno arrecato all’ex moglie per il “danno alla salute” provocatole con l’allontanamento del cane, a cui – sembra superfluo dirlo – voleva un gran bene.

Per quanto storica possa essere questa sentenza sotto il profilo del risarcimento, la proprietà e la detenzione degli animali domestici sono ormai motivo di cause quasi all’ordine del giorno nei tribunali italiani. L’importanza di cani e gatti, infatti, acquisisce sempre più rilievo per le famiglie, che sempre più spesso si trovano a contendersi gli amici pelosi al momento di una rottura.

E la giurisprudenza, ancora una volta, si è trovata a dover colmare una lacuna legislativa che si spera venga presto sanata nelle aule di competenza.

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