Il cellulare può essere considerato un’arma?

“Se non metti via quel telefono una volta per tutte te lo spacco in testa”: così l’altro giorno la mia vicina di casa minacciava il figlio adolescente, spesso e volentieri attaccato al suo smartphone. Anche se in quell’occasione le sue più che minacce vere e proprie erano solo il monito di una madre stanca che non alzerebbe mai un dito sul figlio, è possibile considerare il cellulare un’arma? In sede di giudizio la Corte di Cassazione ha ritenuto arma impropria un telefono utilizzato durante una violenta lite.

Lanciare un cellulare contro qualcuno è reato?

A proporre ricorso in Cassazione è stato il Procuratore Generale, che ha deciso di impugnare la sentenza con la quale il Giudice di pace di Salerno aveva disposto il non luogo a procedere per il reato di lesioni personali (art. 582 c.p), ritenuto improcedibile per via della querela ritirata dalla persona offesa.

Il ricorrente nel ricorso ha evidenziato una violazione di legge nella contestazione della circostanza aggravante dell’arma impropria, ossia un telefono cellulare scagliato contro la persona offesa, chiedendo che questo venisse considerato a tutti gli effetti un’arma e che, di conseguenza, fosse possibile perseguire il reato anche d’ufficio (ossia senza che vi sia necessariamente una denuncia della parte lesa).

Il cellulare può diventare arma impropria

Esaminato il caso i Giudici di legittimità, accogliendo il ricorso, hanno deciso di dare continuità alla giurisprudenza della Corte di Cassazione ribadendo come “anche un telefono cellulare può essere utilizzato come arma impropria”.

Nella sentenza 07385/2023 la Corte ha dichiarato che “la circostanza aggravante emerge evidente dalla realizzazione di una condotta lesiva attraverso l’uso di uno strumento di uso comune, nella specie utilizzato come corpo contundente e, pertanto, sicuramente idoneo nella sua idoneità offensiva”.

Nel caso concreto il cellulare era stato scagliato violentemente contro la persona offesa, come chiaramente descritto dal capo di imputazione, motivo per cui riconoscere l’aggravante era compito del giudice.

Per questo motivo la Cassazione, accogliendo il ricorso, dispone l’annullamento senza rinvio della sentenza impugnata.

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