Maltrattamenti in famiglia, essere un marito egocentrico e prevaricatore è un reato

Con sentenza 5549/2022 la Corte di Cassazione ha confermato che il marito egocentrico, prevaricatore e aggressivo che agisce violentemente nei confronti di tutta la famiglia per ottenere silenzio durante l’orario notturno, con i suoi comportamenti commette il reato di maltrattamenti in famiglia.

insultare la moglie

Maltrattamenti in famiglia, essere un marito egocentrico e prevaricatore è un reato

L’imputato, marito della vittima, propone ricorso in Cassazione dopo che la corte d’appello di Firenze conferma la decisione del Tribunale che lo dichiara responsabile di maltrattamenti in famiglia, reato previsto dall’art. 572 del codice penale e che punisce “Chiunque maltratta una persona della famiglia o comunque convivente, o una persona sottoposta alla sua autorità o a lui affidata per ragioni di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, o per l’esercizio di una professione o un’arte, è punito con la reclusione da tre a sette anni. La pena è aumentata fino alla metà se il fatto è commesso in presenza o in danno di persona minore”.

Con il ricorso l’imputato lamenta la mancata motivazione della sentenza: nello specifico il marito denuncia di aver evidenziato “una condizione di marcato stress psicofisico da carenza cronica di sonno determinante nel mancato controllo degli impulsi e del suo agire” che non sarebbe stata presa in considerazione dalla Corte. Il giudici di secondo grado infatti escludono l’incapacità di intendere e di volere richiesta dai legali dell’imputato.

Per la Cassazione il ricorso è inammissibile

La corte di Cassazione ritiene il ricorso inammissibile, avendo già la corte d’Appello fiorentina risposto senza vizi alle motivazioni del ricorrente escludendo che “la condotta del ricorrente fosse limitata a gesti di impeto” che hanno portato alla rottura di mobili e suppellettili, sradicamento delle scale interne dell’abitazione comune. A queste azioni infatti nel tempo si sono aggiunte “umiliazioni, offese, prepotenze e minacce che ripetutamente animavano i comportamenti del ricorrente, dalle quali è emersa la posizione eccentrica ed egocentrica che l’imputato aveva all’interno della famiglia, pretendendo rispetto del suo riposo quasi fosse sacro, silenzio e obbedienza anche in presenza di una neonata, ed anche da parte di un animale domestico della moglie – ucciso con l’arma di servizio dal ricorrente  – che aveva “osato sporcare in casa”. Proprio sulla base di tali comportamenti anche la Cassazione rileva “la condotta aggressiva e violenta del militare verso tutti i soggetti deboli del nucleo familiare”.

I giudici di legittimità confermano così la sentenza, dichiarano inammissibile il ricorso e condannano il ricorrente alle spese processuali.

studio legale zambonin

Per una consulenza legale: info@iltuolegale.it – 02 94088188

Non si effettua consulenza legale gratuita.

È assolutamente vietata la riproduzione, anche parziale, del testo presente in questo articolo senza il consenso dell’autore. In caso di citazione è necessario riportare la fonte del materiale citato.