C’è una linea (neanche troppo sottile) tra amare gli animali tanto da salvarne quanti più possibile e cadere nella patologia accumulandoli convulsamente. È indubbiamente possibile avere più cani, gatti, canarini, tartarughe, conigli e chi più ne ha più ne metta, ed è un comportamento lecito fino a che questi animali vengono rispettati e accuditi come meritano. Quando la detenzione di animali domestici diventa accumulazione seriale con relativo maltrattamento, invece, si rischia la condanna: lo sa bene una 66enne della provincia di Rieti, condannata in secondo grado a 6 mesi di carcere per maltrattamento di animali.
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Accumulatrice seriale condannata anche in Appello
Una donna di Montopoli di Sabina è stata condannata in appello a sei mesi di carcere per aver maltrattato i suoi animali, condanna giunta in parziale modifica di quella di primo grado. La donna si era rivolta in Cassazione, con un ricorso che è poi stato rigettato rendendo definitiva la sentenza di secondo grado.
Nel corso degli anni la Onlus “Incrociamo le Zampe di Civita Castellana” si è fatta carico di un numero stratosferico di animali sequestrati alla donna, tra i 400 e i 500, tra cani (principalmente) e conigli. Più le venivano sequestrati animali e più lei riusciva a recuperarne altri, fino a che della vicenda non hanno iniziato a interessarsi anche Asl, Carabinieri e Comune che, tramite i sopralluoghi mirati e ufficiali, hanno potuto appurare le critiche condizioni in cui per anni questi animali hanno dovuto vivere.
Nessun sequestro e nessuna denuncia sono però servite a fermare la 66enne, i cui comportamenti rientrano nelle convulsioni tipiche degli accumulatori seriali.
Sequestrati centinaia di animali
Per quanto riguarda nello specifico la vicenda processuale, questa è partita da un sequestro avvento a novembre 2014, quando furono portati via alla donna una settantina di animali. Un sequestro giunto a pochi mesi di distanza da una precedente attività con la quale erano stati tratti in salvo altri 120 animali, trovati in pessime condizioni igienico-sanitarie, malnutriti, privi di acqua e cibo, molti dei quali malati. Alcuni cani erano stati trovati legati a catene cortissime, altri rinchiusi in piccole gabbie sporche.
Il giudice del tribunale di Rieti aveva condannato la 66enne a 16 mesi di carcere, con pena ridotta in secondo grado ad appena 6 mesi, per maltrattamento di animali. La difesa aveva chiesto di derubricare il caso a detenzione incompatibile, ma la Corte d’Appello ha respinto la proposta non essendoci gli estremi per riconoscere un reato minore. Infine, in Cassazione gli Ermellini hanno dichiarato inammissibile il ricorso, rigettandolo.
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