Il mobbing: risvolti psicologici e reazioni possibili alle persecuzioni sul lavoro.

Il mobbing è un fenomeno sociale che può verificarsi in qualunque contesto lavorativo, sia pubblico che privato, e può avere conseguenze psicologiche molto gravi.

Il fenomeno del mobbing si verifica più spesso in situazioni di lavoro caratterizzate da malessere organizzativo.

Consiste in costante e prolungate azioni vessatorie operate da una o più persone all’interno di un ambiente di lavoro ai danni di un’altra persona con l’intento di allontanarla. I messaggi diretti alla persona oggetto del mobbing sono ostili e moralmente scorretti tanto che Leymann, eminente studioso del settore, ha descritto il mobbing come “persecuzione psicologica nell’ambiente di lavoro”.

Inizialmente gli effetti del mobbing colpiscono il piano psicologico e successivamente si estendono al piano fisico e sociale portando il mobbizzato a vivere un vero e proprio dramma.

I personaggi del fenomeno mobbing

I personaggi del fenomeno mobbing: mobbizzato, mobber e spettatori

Il mobbizzato, ovvero la persona che subisce il mobbing, non ha caratteristiche specifiche se non quella di spiccare per qualche fattore particolare rispetto al contesto in cui si trova.

Il mobbizzato talvolta è una persona particolarmente giovane rispetto alle altre oppure è particolarmente esperta rispetto alle persone con cui deve collaborare, oppure potrebbe essere una donna in cu contesto di uomini oppure può essere una persona più attiva delle altre.

Il mobbizzato viene prevaricato da colleghi e superiori fino a trovarsi in una condizione di isolamento sociale. Spesso si domanda che cosa possa averlo portato ad essere così emarginato fino ad attribuirsi colpe che non ha.

Il mobber, ovvero la persona che causa o che contribuisce al mobbing, di solito agisce perché ritiene che sia minacciata la propria situazione (il posto di lavoro, il prestigio guadagnato o le possibilità di carriera).

Sebbene talvolta il mobber non si renda pienamente conto della gravità e delle conseguenze del proprio operato nei confronti del mobbizzato, capita anche che il mobber, da solo o alleato ad altri, si diverta nel mettere sotto pressione la vittima di mobbing e cerchi sistematicamente nuove strategie per farlo.

Gli spettatori del mobbing sono le persone presenti nell’ambiente di lavoro che, pur non prendendo parte attiva al mobbing possono rivestire un ruolo importante per le sue conseguenze.

Un collega o un superiore che, constatato il mobbing, ignori il fenomeno anziché denunciarlo, diventa indirettamente un mobber.

 

Le strategie di mobbing più diffuse:

  • affidare incarichi di lavoro elementari o umilianti rispetto alla posizione del lavoratore o, al contrario, eccessivamente complessi per la posizione ricoperta
  • mettere pressione
  • ignorare
  • umiliare
  • criticare spesso e/o di fronte ad altri
  • spostare continuamente d’ufficio
  • non riconoscere o negare i meriti
  • mettere in ridicolo
  • parlare alle spalle

Le strategie di mobbing più diffuse: esclusione

Conseguenze del mobbing

Il mobbizzato che inizialmente reagisce al mobbing può inconsapevolmente determinare un accanimento nei propri confronti da parte del mobber, soprattutto qualora l’azienda o gli spettatori non intervengano per interrompere il fenomeno.

L’evoluzione della situazione è legata alle caratteristiche personali del mobbizzato e dall’appoggio su cui può contare.

Il mobbizzato, divenuto psicologicamente più fragile, reagisce in modi non adeguati alla situazione fino ad arrivare a una condizione di esaurimento che può sfociare nella depressione e nell’ideazione suicidaria.

Prima di arrivare a tale condizione di impotenza e di disperazione il mobbizzato può manifestare alcuni di questi sintomi:

  • ansia
  • senso di colpa
  • peggioramento dell’autostima
  • autocommiserazione
  • basso tono dell’umore
  • insonnia o alterazione del ritmo sonno-veglia
  • perdita dell’appetito
  • disturbi gastrointestinali
  • senso di fallimento e di vuoto
  • irritabilità
  • amnesie

Sono possibili, inoltre, attacchi di panico e agorafobia.

Sul piano psicofisico il fenomeno del mobbing può essere visto come una fonte di stress continuo, da cui il mobbizzato non ha modo di avere sollievo.

Alla reazione di stress contribuisce la percezione soggettiva che la persona dà alla situazione e alla possibilità di reagirvi.

Quando la condizione di stress è prolungata può portare alla comparsa o al peggioramento di disturbi psicofisici fino a determinare un cattivo stato di salute.

Le conseguenze del mobbing, oltre a uno scadimento generale dello stato di salute e all’insorgenza di problematiche psicologiche talvolta molto gravi (quali la Depressione Maggiore) riguardano anche gli ambiti:

  • professionale: la prestazione professionale del mobbizzato scade e pertanto sarà più difficile che trovi un nuovo posto di lavoro
  • familiare e sociale: nel corso del tempo le tensioni in famiglia portano a un peggioramento delle relazioni familiari e a un progressivo ritiro dai rapporti sociali.

Reagire al mobbing

E’ importante agire per sottrarsi al senso di impotenza e alla condizione psicologica di vittima.

Si può reagire al mobbing:

  • esprimendo un dissenso verbale, preciso e circostanziato, rispetto alle accuse del mobber. A tal proposito è importante utilizzare una comunicazione assertiva e ferma, contrapponendosi al mobber anche quando questi utilizza modalità aggressive e pressanti.
  • cercando un appoggio fuori dal contesto lavorativo
  • prendendo contatti con realtà che tutelano i lavoratori
  • richiedendo consulenza legale.

Oltre a tutelare il mobbizzato dal punto di vista giuridico, tali azioni possono essere utili a far ritrovare alla persona dignità e stima di se’.

Può inoltre essere utile un percorso psicologico che aiuti la persona a recuperare la propria autostima e a utilizzare strategie cognitive (problem solving e gestione degli eventi negativi) tali da superare la percezione di vulnerabilità e di impotenza e, eventualmente, a cercare opportunità di lavoro in un ambiente più ‘sano’.

Beatrice Corsale

Psicologa e Psicoterapeuta a Milano