Il mondo digitale può offrire ai nostri figli opportunità straordinarie: accesso all’informazione, strumenti di apprendimento, socializzazione. Ma può diventare anche un luogo di pericoli, abusi e vere e proprie patologie comportamentali.
Sempre più spesso, infatti, capita di assistere genitori chiamati in giudizio per rispondere – in sede civile – dei comportamenti scorretti o addirittura illeciti messi in atto dai figli su Internet: profili falsi usati per diffamare coetanei, foto intime condivise senza consenso, atti di cyberbullismo o molestie. Situazioni in cui il giudice ravvisa una culpa in educando, ovvero una carenza nell’educazione o nella vigilanza da parte del genitore.
E la giurisprudenza è chiara: non basta dire “non sapevo” o “non sono esperto di tecnologia”. I tribunali hanno stabilito che il dovere educativo oggi include anche la dimensione digitale.

Alcuni esempi recenti lo dimostrano:
- Il Tribunale di Bologna (sentenza 2829/2024) ha condannato i genitori di un ragazzo per non aver impedito un grave atto di bullismo online.
- Il Tribunale di Brescia (sentenza 879/2024) ha riconosciuto la responsabilità di madre e padre per i contenuti diffamatori pubblicati dalla figlia con un ritardo intellettivo.
- Il Tribunale di Pescara (sentenza 601/2024) ha richiamato due genitori per non aver controllato l’uso delle SIM telefoniche delle figlie minorenni, utilizzate anche di notte per inviare messaggi molesti.
Sono casi che ci parlano di una realtà evidente: l’età di accesso ai social si sta abbassando drammaticamente.
In risposta a questo scenario, è in arrivo una nuova legge italiana che potrebbe entrare in vigore già entro l’inizio del 2026. Si tratta di due proposte “gemelle”, presentate alla Camera e al Senato, che fissano due paletti fondamentali:
- Età minima a 15 anni per accedere ai social network e ai servizi digitali.
- Regolamentazione del fenomeno dei baby influencer, con regole chiare su come possono essere coinvolti i minori e come vanno gestiti i relativi compensi.
Questa legge ha anche un importante valore culturale: come la legge Sirchia sul fumo, vuole creare consapevolezza e offrire strumenti concreti per prevenire, educare e intervenire prima che i danni siano irreparabili.
Nel frattempo, cosa possiamo fare come genitori e adulti responsabili?
- Parlare con i nostri figli del digitale, con apertura e ascolto.
- Impostare regole chiare e supervisionare l’uso di smartphone e social.
- Restare informati, anche con l’aiuto di esperti.
Non possiamo più considerare Internet un “mondo a parte” dalla vita reale.
Essere genitori oggi significa anche educare alla rete, con lo stesso impegno e amore con cui insegniamo a camminare nel mondo.

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