Riforma della prescrizione: cosa cambia?

La riforma della prescrizione entrata in vigore il 1° gennaio 2020 è stato un provvedimento molto discusso: vediamone insieme i pro e i contro.

Prima di vedere cosa cambia, vediamo cosa s’intende per prescrizione.

Cos’è la prescrizione

Lo Stato ha a sua disposizione un tempo massimo per giungere alla condanna di un imputato.

Quando la sentenza irrevocabile arriva tardi, il reato è dichiarato estinto per intervenuta prescrizione del reato e l’imputato non subirà alcuna conseguenza sul piano penale.

Da quando decorre

Il periodo di prescrizione inizia a decorrere, nella maggior parte dei casi, dal giorno della consumazione del reato.

Durata

Il periodo di prescrizione è commisurato alla pena edittale massima stabilita per il reato per il quale si procede e comunque in misura non inferiore a        4 anni per le contravvenzioni ed a 6 anni per i delitti., salvo una diversa durata in ragione di particolari reati.

Riforma Bonafede in vigore dal 1/1/2020

Con tale riforma viene introdotto uno STOP alla prescrizione dopo la sentenza di condanna di primo grado.

Per i sostenitori, detto intervento consente di ridurre il numero dei reati che vanno in prescrizione, aumentando così le possibilità per il colpevole di essere condannato.

Per i detrattori della riforma, si tratta di un vero e proprio ERGASTOLO PROCESSUALE, in quanto chi viene sottoposto a processo potrà rimanerlo per un tempo indefinito, con grave pregiudizio per coloro che dopo una sentenza di condanna di primo grado, sono destinati ad essere assolti in appello.

Cosa penso della riforma della prescrizione

Secondo il mio parere, più che intervenire sulla prescrizione, servirebbero interventi strutturali sul processo penale finalizzati all’individuazione delle cause della sua dilatazione ed alla loro eliminazione (es. aumento numero magistrati e/o depenalizzazione per i reati meno gravi, come già avvenuto di recente per il reato di ingiuria). 

studio legale zambonin

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