Si deve mantenere la figlia fuori sede?

Tra fratelli è normale vedere sempre qualche differenza di trattamento da parte dei genitori. Solitamente i figli più piccoli sono avvantaggiati dalla famosa «strada spianata» dai fratelli più grandi, così come spesso capita che le figlie femmine vengano sottoposte a maggiori limitazioni rispetto ai maschi per «paura dei rischi» maggiori che queste potrebbero correre. In ogni caso, ciascun genitore decide di educare e gestire le limitazioni imposte ai propri figli (nei limiti della legge) come meglio crede. Quando però, a livello economico, vengono fatte delle discriminazioni, è possibile che debba intervenire il giudice per ripristinare il corretto ordine delle cose. Nel caso in esame i genitori sono stati obbligati a pagare il mantenimento della figlia adulta fuori sede, così come avevano fatto con il figlio più grande.

Genitori citati in giudizio dalla figlia

In primo grado la figlia cita in giudizio i genitori chiedendo che vengano condannati a pagarle 2.600 euro al mese a titolo di mantenimento (oltre a spese straordinarie). Richiesta parzialmente accolta con la decisione del Tribunale di condannare i genitori a pagare 1.400 euro al mese. Cifre non del tutto indifferenti – anzi! – se si considera che sono persino superiori a molti stipendi, ma che possono essere agilmente accettate per una famiglia agiata come quella protagonista del caso.  

I genitori decidono di impugnare la sentenza, ma la corte territoriale rigetta la richiesta osservando che erano state dimostrate:

  • l’iscrizione universitaria e le spese per la residenza fuori sede;
  • l’intollerabilità della convivenza con i genitori
  • l’infondatezza della lamentata sproporzione dell’importo di 1.400 euro determinato dal Tribunale, in quanto la stesse evitava discriminazioni rispetto al mantenimento del fratello maggiore da parte dei genitori, che lo avevano mantenuto per tutto il periodo universitario.

Inoltre, i giudici avevano potuto osservare come, grazie alla ricca attività di famiglia e ai numerosi possedimenti immobiliari dei genitori, questi potessero permettersi il mantenimento della figlia senza troppi sforzi.

Il ricorso dei genitori in Cassazione

Ricorrendo in Cassazione, tra i motivi di ricorso, i genitori insistono nel sottolineare un tracollo economico a cui nei primi due gradi di giudizio i giudici non avrebbero dato adeguatamente peso. I giudici di legittimità, però, con sentenza n.36824/2022, evidenziano come la Corte territoriale confermando il mantenimento disposto a favore della figlia abbiano correttamente tenuto conto sia della solidità delle tre società familiari sia dei redditi, delle proprietà e delle spese esose fatte dai genitori.

E non solo: la Corte di Cassazione dà rilievo alle spese sostenute in precedenza per il sostentamento del figlio maggiore, effettuando una comparazione equitativa tra quanto da lui percepito e quanto richiesto dalla figlia, ritenendo equo il mantenimento disposto dal giudice.

In sostanza, se una famiglia agiata – che, dunque, può permetterselo economicamente, ha speso una determinata somma per il mantenimento del figlio maggiore, potendo fare altrettanto è giusto che spenda nella stessa misura per la figlia minore, senza distinzioni.  Per questo motivo la Corte dichiara inammissibile il ricorso confermando le precedenti pronunce.

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