Caos e movida notturna: comune condannato a risarcire i condomini

Udite udite, la Cassazione ha parlato: è giusto che i Comuni risarciscano quei cittadini che, a causa della movida notturna dei locali e degli schiamazzi degli avventori che si prolungano fino a tarda notte, non riescono a dormire sonni tranquilli da tempo.

È il caso, ad esempio, delle vie più centrali delle città, dove spesso si accentrano il maggior numero di locali serali, e dove la giornata finisce solo nel cuore della notte dopo qualche bicchiere di birra e drink.

A tal riguardo una recente sentenza ha stabilito un importante principio che rischia di essere apripista per numerose altre pronunce: vediamo insieme di che cosa si tratta.

Caos e movida notturna: sentenza rivoluzionaria

Il caso, giunto fino in Cassazione, vede come protagonista una coppia di Brescia residente nel centro storico della città che, stanca del caos che solo la movida notturna riesce a generare, decide di rivolgersi alla giustizia per vedersi quantomeno risarciti i danni subiti a causa di tutte le notti passate insonni.

Durante il processo la coppia riesce a dimostrare che i rumori legati alla vita notturna dei locali erano tali da ledere la salute dei residenti delle zone limitrofe a questi, non venendo in tal modo rispettato il limite del diritto alla quiete pubblica. Ed è proprio legato a quest’ultimo fattore – l’assenza di quiete pubblica – che il Comune viene ritenuto responsabile dai giudici di legittimità.

Nello specifico gli Ermellini accolgono le istanze presentate dalla coppia disponendo un appello bis nel quale vengano quantificati i danni subiti dai residenti, essendo la “pubblica amministrazione tenuta ad osservare le regole tecniche o i canoni di diligenza e prudenza nella gestione dei propri beni.” È proprio per questo motivo, secondo la Cassazione, che la pubblica amministrazione (ossia il Comune) “può essere condannata sia al risarcimento del danno patito dal privato in conseguenza delle immissioni nocive che abbiano comportato la lesione di quei diritti, sia la condanna ad un “facere”, al fine di riportare le immissioni al di sotto della soglia di tollerabilità”.

Cosa devono fare i Comuni

La decisione della Cassazione, che oltre ad imporre un risarcimento del danno in capo ai Comuni dispone anche che questi si attivino concretamente per limitare le moleste immissioni sonore, è destinata a far parlare ancora di sé, mettendo in grave pericolo le casse comunali.

Se, infatti, tutti i residenti che vengono disturbati quotidianamente dai rumori dei locali e dei loro avventori riuscissero a dimostrare che questi superano il limite della normale tollerabilità intaccando la quiete pubblica, per l’economia comunale (di qualunque Comune si parli) potrebbe essere un enorme aggravio.

Proprio per questo l’Unione delle Province d’Italia ha già dichiarato la propria intenzione a muoversi per “ottenere un intervento legislativo che abbini alle responsabilità i poteri”.

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